(ANSA) – BRUXELLES, 17 MAR – “Meta deve obbedire alla legge e
prendere una licenza completa ed equa per la musica che vuole
usare e da cui vuole trarre profitto. Se non lo fa, viola la
legge italiana e quella dell’Unione Europea, in particolare
l’articolo 17 della direttiva europea sul copyright”. Lo afferma
John Phelan, direttore generale della Confederazione
internazionale degli editori musicali (Icmp), in una nota, dopo
il mancato accordo tra Meta e la Società italiana autori ed
editori (Siae).
“L’obiettivo del settore musicale italiano ed europeo è
semplice: garantire che aziende come Meta rispettino l’obbligo
di pagare i musicisti per l’utilizzo delle loro opere su servizi
come Facebook. Oggi, l’industria dell’editoria musicale sta
negoziando per garantire che aziende come Meta rispettino la
legge, che è chiarissima grazie al forte sostegno del governo
italiano alla nuova direttiva europea sul diritto d’autore.
Questa legge stabilisce che se aziende come Meta e servizi come
Facebook vogliono utilizzare la musica di altri, devono ottenere
una licenza e pagare i creatori – prosegue . Meta sta usando
tattiche di forza non sorprendenti: chiede un compenso ‘prendere
o lasciare’ e, se non è soddisfatta, rimuove la musica per
cercare di svalutare l’accordo. Queste tattiche non sono nuove.
Sono state sperimentate in Francia, Australia, Danimarca, Canada
e ora in Italia. Hanno fallito in questi altri Paesi e non
potranno avere successo in Italia”.
“La decisione unilaterale di Meta di interrompere il
negoziato in corso con Siae sulle condizioni di licenza dei
repertori musicali italiani e di escludere la musica italiana
dalle proprie piattaforme, rappresenta un atto inaccettabile di
discriminazione verso tutti gli autori e gli artisti italiani”,
afferma il presidente della Federazione editori musicali Paolo
Franchin. La richiesta a Meta è di riaprire “immediatamente in
buona fede un tavolo negoziale con Siae a tutela dei diritti di
tutti gli artisti e di tutti gli autori. I contenuti creativi
rappresentano la ricchezza culturale di un Paese, ma anche la
ricchezza di tutte le piattaforme digitali, neanche la più
difficile e aspra trattativa deve arrivare al punto di impedire
alle persone di accedere ai contenuti e ai creatori di esserecorrettamente remunerati”.
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