Slc Cgil, Meta non ricatti gli autori italiani


(ANSA) – ROMA, 17 MAR – “Come Slc Cgil, in quanto
rappresentanti di autori, artisti, interpreti e operatori del
settore, veniamo a conoscenza con preoccupazione ed incredulità
del fatto che la trattativa sulle utilizzazioni da parte di Meta
delle opere tutelate da Siae sarebbe incagliata su questioni di
percentuali sugli introiti e ripartizioni analitiche, vale a
dire che Meta pretenderebbe di concordare compensi forfettari
svincolati dal suo volume di affari in Italia (che secondo
l’utilizzatore deve restare sconosciuto) e da qualsiasi dato
inerente le utilizzazioni effettive del repertorio tutelato da
Siae”. E’ quanto si legge in una nota dela Slc Cgil.
“È bene ricordare – si legge ancora – che la Direttiva
Barnier, a lungo invocata quando si trattava di liberalizzare il
settore, prevede espressamente che gli utilizzatori debbano
fornire i dati relativi sia alle utilizzazioni che al volume di
affari generato, in modo che la contrattazione possa basarsi su
dati reali ed individuare compensi adeguati sia alle giuste
spettanze degli autori che ai guadagni in tal modo conseguiti
dall’utilizzatore. Non si tratta di prendere posizione nei
confronti di questa o di quella collecting, o di giudicare tout
court il comportamento negoziale di un grande utilizzatore, ma
di rispettare i parametri di contrattazione identificati a
livello europeo soprattutto in presenza di chi ha introiti
enormi e grandemente differenziati, ricava i propri guadagni
solo parzialmente dalla utilizzazione di repertorio tutelato e
fruisce per di più di tassazioni di favore”.
“In un negozio – prosegue la nota – il prezzo delle merci non
lo decide l’acquirente, ma è frutto quanto meno di una
valutazione congiunta: la decisione di Meta, di ‘far saltare il
banco’ ricattando gli autori italiani (o ti accontenti di quello
che decido di darti o boicotto le tue opere), è muscolare ed è
sintomatica dell’arroganza del nuovo potere economico
‘virtuale’, quello che dovremmo smettere di finanziare con il
nostro consenso e costringere a pagare come tutti le altre
realtà commerciali”.

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