Intervista al Presidente Sugar all’Espresso

DOMANDA:Presidente Sugar può descrivere brevemente le attività e il ruolo della SIAE? Sembra una domanda banale in relazione a un ente che opera da più di un secolo, ma sono in tantissimi a ritenere che SIAE sia soltanto un esattore di tasse e imposte.

RISPOSTA: La Società Italiana degli Autori ed Editori è un ente pubblico economico a base associativa. Ogni decisione della Società è rimessa ai suoi associati, autori ed editori, attraverso gli organi societari in cui essi sono rappresentati. Il principio guida che orienta la SIAE è la tutela della paternità delle opere intellettuali e creative, nel quadro di una concezione del diritto d’autore come vero e proprio diritto del lavoro. Il suo scopo non è quello di fare da esattore di tasse e imposte, tutto al contrario, il nostro ideale è che chi crea possa vivere delle opere del proprio ingegno. Non è facile, ma abbiamo una struttura compatta, che affonda le sue radici nel tempo e che dispone delle
competenze, delle strutture e delle professionalità che sono necessarie a una missione così
complessa, in cui ogni improvvisazione porta con sé enormi rischi. Il diritto d’autore che la SIAE difende è il legittimo riconoscimento di coloro che stanno dietro alle canzoni, ai libri, agli spettacoli teatrali, ai film che scandiscono la nostra vita quotidiana. Non si può identificare la remunerazione degli autori con una forma di tassazione.

DOMANDA:Si sostiene che la SIAE soffra di un gap di “democrazia” che si risolve in un favore eccessivo per gli autori affermati. L’ultima assemblea dei soci risale all’ormai lontano 2013 e il meccanismo di voto previsto dallo statuto premia certamente gli autori economicamente più ricchi. Come risponde a questa valutazione e come pensa che SIAE possa assicurare le proprie trasparenza gestionale ed equità amministrativa?

RISPOSTA: Le assemblee dei soci si tengono da statuto ogni quattro anni, ragion per cui, banalmente, l’ultima assemblea risale al 2013. L’assemblea del 2013 ha eletto un Consiglio di Sorveglianza, formato da 34 membri (autori ed editori), che riunendosi regolarmente svolge la sua attività di indirizzo e di controllo sul Consiglio di Gestione. Nel frattempo il processo di alleggerimento e innovazione ha fatto passi avanti e dalla prossima assemblea sarà possibile votare da casa grazie all’istituzione del voto elettronico, che abbiamo fortemente voluto al fine di incentivare una partecipazione crescente e sempre più ampia. Quanto al meccanismo di voto, la decisione di superare il criterio “un iscritto
uguale un voto” ci ha consentito di proteggere i nostri autori, grandi e piccoli, conservando al contempo una distinzione che non rappresenta affatto un’anomalia o un deficit di democrazia, ma che per le consorelle straniere è in molti casi ancora più marcata: si pensi che per definire i privilegi di voto si distingue direttamente tra “soci” e “iscritti”. Non esistono per noi autori di serie A e autori di serie B, ma è inevitabile dover riconoscere agli autori trainanti quel peso di cui beneficiano di conseguenza anche coloro per i quali il lavoro autoriale non costituisce (o non costituisce ancora) un lavoro.

DOMANDA: Il tema di cui abbiamo appena parlato ha particolare importanza perché parecchi autori, soprattutto giovani o meno commerciali, sono mobilitati nella ricerca di un’alternativa alla SIAE. Come noto, essi possono ora scegliere una qualsiasi società di gestione collettiva in Europa ed esistono soggetti come Soundreef che già intercettano questa domanda. Cosa intende dire ai vostri associati per trattenerli offrendo loro soluzioni comprensibili e concrete?

RISPOSTA: Una prima, concreta garanzia: l’operato della SIAE in quanto ente pubblico è sottoposto alla vigilanza della Presidenza del Consiglio, del Mibact e del Ministero dell’Economia. Non siamo una società per azioni, non puntiamo a realizzare margini di profitto crescenti sull’intermediazione del diritto d’autore. Questo ci ha consentito ad esempio negli ultimi anni di abbassare costantemente la nostra provvigione media, che oggi corrisponde a meno del 16%. Una seconda garanzia, che si esprime in opere tangibili: la SIAE sostiene la comunità degli autori e degli editori nella battaglia
per il diritto d’autore su temi cruciali, come il value gap, ovvero la disparità esistente e sempre più marcata fra il valore generato in rete dai contenuti culturali e creativi e il ritorno in termini economici di cui beneficiano i creatori dei contenuti stessi. In terza battuta, ciò che distingue SIAE da realtà come Soundreef è la nostra capacità di lavorare sul diritto d’autore a 360 gradi, per tutti i repertori: nel complesso, circa i ¾ delle fonti di ricavo e utilizzazione coperte da SIAE non sono coperte da Soundreef. Un’ultima osservazione, che le racchiude tutte: ogni nostro investimento è volto in maniera esclusiva alla tutela degli associati, alla promozione culturale e alla formazione dei giovani autori. La logica che guida Soundreef, e in generale tutti quei soggetti che sono sostenuti da
fondi di investimento, è certo legittima nell’ottica del mercato, ma è improntata a principi del tutto difformi dai nostri, che portano altresì all’applicazione di percentuali di aggio più alte rispetto a quelle che SIAE riesce ad applicare. Il nostro obiettivo non è infatti il profitto, bensì offrire il servizio migliore al costo minore possibile ed è questo che determina tutte le scelte di gestione e la strategia di medio-lungo termine della Società.

DOMANDA:Laddove il mercato venga pienamente liberalizzato superando il monopolio legale della SIAE, la sua Società sarebbe comunque in posizione dominante non potendo abusare di questa condizione secondo le regole antitrust. E’ in effetti una considerazione scontata e la stampa ha appena dato notizia di un esposto all’Autorità Antitrust di un autore che lamenta, tra l’altro, come la SIAE non sia titolata a offrire in esclusiva tutti i servizi della filiera ai suoi associati e che il loro raggruppamento “obbligato” è illegittimo. Pensa che SIAE debba valutare con attenzione le proprie condotte e, più in generale, come crede che essa debba condurre il proprio ruolo di operatore incumbent?

RISPOSTA:L’esposto a cui fa riferimento è stato presentato da un iscritto Soundreef, autore di musica, proprio in concomitanza con l’uscita del suo ultimo album: che, peraltro, è stato prodotto dalla stessa Soundreef. Nel merito, posso certamente dire che non esiste alcun raggruppamento “obbligato”, come lei lo ha definito. Semmai è vero l’opposto, basta leggere lo statuto di SIAE. In realtà, la condotta di SIAE è perfettamente coerente con quanto prevede la legge. Così come è già coerente con i principi della Direttiva europea che in grandissima parte sono già stati trasfusi proprio nel nostro statuto. Quanto alle collecting estere, SIAE ha sempre mantenuto parità di trattamento: tutte possono operare nel rispetto del diritto di esclusiva di SIAE attraverso accordi di rappresentanza, gli
stessi firmati con GEMA, SACEM, PRS, e così via. E guardi che anche Soundreef sostiene di essere una collecting estera.

DOMANDA:La SIAE, in un mercato libero, potrebbe giungere ad agire in termini esclusivamente commerciali, dando priorità ai settori di raccolta dei diritti d’autore più ricchi e trascurando quelli meno redditizi. Si andrebbe inevitabilmente verso un sistema di
“supercampioni” dove il piccolo autore verrebbe schiacciato o almeno trascurato. Crede che pericoli come questi possano essere scongiurati da un regolatore a hoc che vigili sul mercato, anche per la gestione di diversi cataloghi di opere musicali gestiti da differenti operatori?

RISPOSTA: Chiarisco preliminarmente che la Direttiva europea, al centro del dibattito in questi giorni, non inclina in alcun modo verso la polverizzazione del mercato nazionale o verso la liberalizzazione ad ogni costo, ma va nella direzione delle aggregazioni internazionali, che presentano il duplice vantaggio di garantire agli utilizzatori una maggiore facilità di accesso ai repertori e agli autori un maggiore peso specifico ai grandi tavoli negoziali, come ad esempio quelli con i player multimediali. Per lo stesso principio, un ente pubblico d’intermediazione del diritto d’autore come SIAE, in grado di tutelare tutti i repertori, anche quelli più fragili, è maggiormente attrezzato ad affrontare e a scongiurare gli scenari da lei profilati. L’impostazione solidaristica esiste sin dall’inizio della nostra storia. Sono proprio i repertori più forti come la musica e (sebbene in misura
minore) il cinema a consentire che sopravvivano repertori che hanno una innegabile importanza in termini culturali, ma sono più fragili dal punto di vista economico: parlo ad esempio della lirica, del teatro, dei diritti per opere radiotelevisive.

DOMANDA:La Siae è in ogni caso destinata a rimanere a lungo il soggetto principale dell’intermediazione dei diritti d’autore in Italia. E’ da alcuni anni che essa afferma di star migliorando le proprie prestazioni. A che punto è questo processo, soprattutto in relazione all’adozione degli strumenti digitali che debbono aggiornare i suoi servizi, come a esempio il borderò elettronico?

RISPOSTA: Il borderò digitale è già una realtà da alcuni mesi: gli associati lo trovano tra i servizi online offerti sul nostro sito, sotto il nome di “mioBorderò”. Ci siamo presi un po’ di tempo per sperimentare al meglio questo nuovo strumento, anche in considerazione dei nostri volumi di lavoro, che sono imponenti: basti pensare che in media SIAE gestisce oltre 1,5 milioni di borderò ogni anno. Oggi sono però contento di annunciare che a luglio lanceremo una campagna informativa dedicata. mioBorderò è solo uno dei vari servizi digitali messi a punto dal 2015 a oggi. Abbiamo iniziato lo scorso luglio, con il nuovo sito, più semplice e funzionale. Contestualmente, e di pari passo con una riduzione e razionalizzazione delle tariffe per trattenimenti privati, abbiamo realizzato il Portale
Feste Private, per consentire a chiunque di poter ottenere comodamente da casa la licenza SIAE. Altri cantieri digitali, come l’iscrizione e il deposito online, sono in lavorazione e saranno rilasciati nei prossimi mesi.

DOMANDA: Dottor Sugar, lei è il più giovane Presidente che la SIAE abbia avuto e questo è un vantaggio per comunicare con i nuovi autori che portano avanti il discorso culturale. Aldilà della soppressione del contributo annuale per l’iscrizione alla Società per gli under 30, quali prospettive può offrire loro perché svolgano il proprio lavoro in maniera dedicata e senza spendere la maggior parte del loro tempo in altre occupazioni che li sostengano?

RISPOSTA: Il supporto che diamo ai giovani autori si concretizza su vari livelli. L’azzeramento della quota associativa ha portato in poco più di un anno 6.000 ragazze e ragazzi under 31 a iscriversi a SIAE. Poi c’è il sostegno diretto, con le borse di studio e lavoro. La nostra missione e la cultura di fondo del nostro operare – è utile sottolinearlo ancora – è quella di creare una casa comune, in cui tutti possano beneficiare dello “stare insieme” e del fare squadra. Noi garantiamo parità di condizioni a tutti i nostri autori, siano essi giovani o meno giovani, famosi o emergenti. Oggi viviamo il paradosso per cui gli autori sono posti ai margini della filiera creativa. I proventi che i contenuti
creativi generano per gli intermediari tecnologici (Google, Facebook, o YouTube) non vengono redistribuiti in maniera equa. YouTube fattura miliardi, ma cosa sarebbe YouTube senza i contenuti creativi? Eppure, agli autori non arrivano che gli scampoli di questa enorme ricchezza. Questo è un sistema paradossale, iniquo: ecco la vera, grande battaglia che oggi stiamo combattendo in nome degli autori e del loro futuro. È prima di tutto una battaglia culturale, che punta a diffondere la consapevolezza dell’importanza del diritto d’autore, in Italia e nel mondo.

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